Page 12 - La_mia_parte
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Vi prego di leggere con attenzione nelle ultime pagine del volume i nomi di queste persone: assessori, consiglieri,
segretari comunali, collaboratori, responsabili, amministratori e dipendenti del Comune che in questi anni
non hanno mai agito per ambizione o interessi personali e mi hanno costantemente garantito il loro supporto,
il loro parere, il loro giudizio, anche critico moltissime volte, che mi ha permesso di imparare molte cose che
non conoscevo, di maturare in saggezza e in consapevolezza e di assumere le decisioni riducendo – non
annullando – il margine di errore. Ho provato a mettere in pratica ciò in cui ho sempre creduto, che spesso ho
ripetuto anche ad altri: a differenza dei livelli più alti, l’impegno nell’amministrazione locale del proprio Comune
può e deve essere un’esperienza umana, prima ancora che politica. È legittimo e anche inevitabile spesso
sbagliare come politici, non lo è però fallire come uomini. Continua ad intristirmi e a sembrarmi ridicolo
vedere amministratori che si scannano, si fanno sgambetti, si offendono per questioni legate all’amministrazione
del proprio Comune. Lasciamo questi comportamenti poco dignitosi ai generali nei palazzi di Roma o dei
capoluoghi di Regione o nelle dirigenze dei partiti, che al caldo studiano le carte tattiche. Sul campo di battaglia,
con gli scarponi infreddoliti stanno invece gli amministratori locali, volontari in trincea, ad affrontare i conflitti
del quotidiano che sono diventati sempre più violenti. Da loro è bene aspettarsi un po’ più di fratellanza.

Vi siete mai domandati quanti sono? Quanti sono i sindaci, gli assessori, i consiglieri degli oltre 7.900 Comuni
italiani? Ce lo dice un dossier del Centro Studi Enti Locali dell’agosto 2022: sono oltre 121.000 gli amministratori
in carica – per lo più uomini, 80.000 circa, rispetto a 40.000 donne – appartenenti ad una fascia di età
compresa tra i 31 e i 60 anni (il 91,3% del totale). L’età media di un amministratore locale delle Marche, ad esempio,
è di 49 anni e 3 mesi. Insomma, un esercito, veramente. Non sono loro, ovviamente, i privilegiati della politica:
niente auto blu, remunerazioni basse e tanti, tanti problemi sulle centinaia di migliaia di scrivanie diffuse
in tutta Italia. Ecco perché mi stupisco ogni volta che vedo così tante persone impegnarsi direttamente per
l’amministrazione dei Comuni che abitano. È una ricchezza che bisogna custodire, però, poiché non è scontata.
La tempesta dell’anti-politica, montata dalle offese rivolte alla cosiddetta “casta” e a tutti coloro che ricoprono
cariche pubbliche, sebbene possa essere assolutamente giustificata per alcuni specifici casi, ha investito però anche
gli amministratori locali, che alla “casta” proprio non appartengono. Questa svalutazione del ruolo non è priva
di conseguenze. Nel 2004 gli economisti Francesco Caselli e Massimo Morelli hanno pubblicato un paper per
rispondere ad una domanda: perché alcune nazioni riescono ad eleggere classi dirigenti mediamente preparate,
mentre altre no? La risposta fornita da questa ricerca – citata da Stefano Feltri nel saggio Populismo sovrano –
ha a che fare anche e soprattutto con la svalutazione del prestigio della politica. Commenta, infatti, Feltri:
«Chi fa politica può avere varie forme di remunerazione, gli stipendi, certo, ma anche la soddisfazione
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