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Alle origini dell’esperienza partecipativa di Grottammare
c’è un collettivo di donne: lo ha ricordato a tutti Lina Lanciotti,
autrice del libro Gli anni del Collettivo Donne, pubblicato
nel 2021 con il sostegno dell’Amministrazione comunale,
un’antologia per raccontare attraverso documenti e
testimonianze un’esperienza di impegno civile fondamentale
per la nostra città, durata dagli anni Ottanta ai primi anni
Duemila. Da questo punto di vista, sono stato un sindaco
fortunato: sin dal primo mandato, l’esperienza del Collettivo
è stata raccolta dalla Consulta per le Pari Opportunità,
istituita dal Consiglio comunale con una delibera del marzo
2016, alla quale hanno preso parte non solo le amministratrici
elette, ma anche volontarie che hanno deciso di iscriversi
ad essa per partecipare ai lavori. Dall’attività della Consulta
sono nati progetti dei quali la città non potrà più fare a meno
in futuro, come i calendari di incontri “Sguardi di donne”
e “Chiamarlo amore non si può”, quest’ultimo dedicato
specificamente alla lotta contro la violenza di genere; una
battaglia rinforzata dalla campagna di sensibilizzazione
“Lo sai che…”, ideata per dare informazioni utili alle vittime
di violenza e indicare loro possibili vie di uscita, e dalla
installazione sul territorio comunale di due panchine rosse,
come avvenuto in altri Comuni d’Italia. Nella difesa dei
diritti di tutti – lotta che troppo spesso negli ultimi anni una
politica pilatesca ha lasciato in mano alla magistratura – siamo
anche fieri di essere stati il primo Comune della Provincia
di Ascoli Piceno ad istituire nel 2018 il Registro del
testamento biologico e di aver celebrato a Grottammare
dall’introduzione della “Legge Cirinnà”, nel 2016, 11 unioni
civili. E, vi dico, a differenza di altri sindaci italiani, mi ha
fatto molto piacere celebrarli personalmente.
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