Per abitare e lavorare 2013

2. Contro la crisi: il diritto al Lavoro
La crisi economica è lo spettro che sta condizionando le grandi scelte di politica internazionale, così come la vita quotidiana di ciascuno di noi. Il rischio del perdurare di questa insostenibile situazione non si limita soltanto agli effetti che essa potrà avere sulle abitudini dei cittadini, sulla quantità dei consumi, sul benessere garantito fino ad ora; il rischio peggiore, purtroppo, consiste nel fatto che la crisi, se non governata, potrebbe provocare effetti di corrosione del sistema sociale, con imprevedibili conseguenze sulla stabilità della stessa democrazia, così come potrebbe causare una drastica riduzione dei diritti civili – al lavoro, alla salute, all’istruzione – che saranno sacrificati sull’altare della stabilità economica.
Le amministrazioni comunali non hanno ovviamente strumenti per intervenire sulle questioni macroeconomiche. Tuttavia, noi del movimento Solidarietà e Partecipazione intendiamo affrontare comunque la questione, dal punto di vista che ci appartiene, dall’ottica comunale, proponendo delle azioni possibili per contenere gli effetti della crisi nel nostro territorio, analizzando settore per settore, indicando priorità e suggerendo proposte.

Un argine alla grande distribuzione commerciale
Sul piano del commercio è in atto, su tutto il territorio nazionale, una profonda trasformazione che, contrariamente a quanto avvenuto nei decenni precedenti, induce gli Enti Locali a rivedere le politiche favorevoli alla Grande Distribuzione; politiche che hanno comportato la chiusura di molte attività commerciali di piccole dimensioni e, conseguentemente, anche lo spopolamento dei centri storici.
In queste chiusure sta la chiave di comprensione del fenomeno e la profonda modifica avvenuta nel commercio. Qui si spiega la trasformazione da un commercio “di residenza” a un commercio “di passaggio”, “di visita”, “di trasferimento”: sempre meno alimentari di vicinato, piccole botteghe, artigiani, aziende familiari, sempre più catene in franchising, agenzie immobiliari, internet points, negozi di souvenirs e, addirittura anche a Grottammare, i temporary stores.
Le Amministrazioni che si sono succedute nel governo del Comune di Grottammare hanno cercato, per quanto possibile, di contenere l’insediamento delle strutture commerciali della Grande Distribuzione con l’obiettivo dichiarato di favorire forme di tutela degli esercizi di vicinato e di vere e proprie “botteghe”, in qualche caso anche “storiche”.
A tale proposito sono stati attivati, negli anni scorsi, ben tre progetti di Centri Commerciali Naturali che hanno consentito alle attività commerciali del Centro storico – con la compartecipazione di fondi resi disponibili dai privati, dal Comune e dalla Regione Marche – di abbattere le barriere architettoniche, di ammodernare le strutture, di adeguare i dehors per le attività di somministrazione e anche di realizzare importanti attività di promozione e di comunicazione. Questi progetti sono stati molto apprezzati dagli operatori che vi hanno partecipato.

Le priorità della nostra strategia
Nonostante sul territorio comunale si verifichi raramente il passaggio di negozi da una proprietà o da una tipologia all’altra, nonostante siano molto numerose le attività di somministrazione (bar, caffè, pub, pizzerie, ristoranti, gelaterie e pasticcerie) che soffrono nei periodi invernali ma poi, nella stagione estiva, godono dell’importante flusso turistico, il commercio a Grottammare presenta problemi che devono essere risolti. In particolare essi emergono nelle due aree più importanti da punto di vista commerciale, che sono rappresentate dai quartieri del Centro storico e di Ischia II.
Per dare loro una risposta credibile, però, occorre adottare un’ottica di sistema e stabilire alcune interrelazioni con altri settori e aspetti della vita cittadina del nostro Comune. Da questa analisi consapevole, emergono le seguenti priorità:

  • Favorire la Residenza
    Vogliamo partire da un tema non strettamente commerciale: quello del sostegno alla residenza, soprattutto delle giovani coppie. Oggi abbiamo molte famiglie mononucleari (single e anziani). Servono, invece, le famiglie e ciò è possibile solo attraverso incentivi fiscali, affinché le giovani coppie e le fasce vitali e produttive tornino ad abitare il centro. Occorrerà contenere le edificazioni residenziali importanti in nuove aree del territorio comunale e tendere maggiormente all’uso continuativo del patrimonio edilizio esistente. Come si può parlare di futuro del centro, se non si apre una fase di contenimento dei nuovi insediamenti?
  • Migliorare l’accessibilità dei due centri
    Il secondo tema è quello dei parcheggi e della mobilità. Molte sono le aree di sosta, ma occorrono nei due centri più importanti (centro storico e quartiere Ischia II) ulteriori parcheggi, possibilmente ben collegati nel periodo estivo da navette con le principali piazze della città. Non è pensabile, conseguentemente, che si possa riportare il traffico nel centro storico principale.
  • Investire sulla formazione e il miglioramento qualitativo dell’offerta.
    Accanto al necessario e scontato aumento di professionalità e competitività da parte dei commercianti cittadini, occorrono a nostro avviso interventi strutturali e non congiunturali di parte pubblica. Il reperimento di fondi nazionali, regionali e comunali che consentano di proseguire negli interessanti progetti di Centri Commerciali Naturali estendendoli anche a zone diverse dai Centri Storici, ma pur sempre strategiche per la vita sociale ed economica della città, ci pare un obiettivo da perseguire con estrema determinazione.

Proposte concrete per il rilancio del Commercio
Le priorità individuate a seguito della precedente analisi, potranno essere raggiunte attraverso progetti concreti e realizzabili. In nove punti abbiamo articolato il nostro percorso:

  1. Una mappatura di tutti i contenitori e gli spazi pubblici e privati dismessi e un piano condiviso con la città per riempirli progressivamente nel tempo man mano che si trovano le risorse.
  2. Abbattere il prelievo fiscale (addizionale Irpef e IMU, ad esempio) alle giovani coppie che si insedieranno in centro. Tale minor introito potrà essere finanziato mediante l’innalzamento del prelievo fiscale sulle case sfitte da più di sei mesi e sulle case utilizzate per affitti turistici irregolari.
  3. Ristrutturazione del mercato ortofrutticolo del Centro Storico, aprendolo verso l’esterno.
  4. Incrementare l’associazionismo tra gli operatori commerciali.
  5. Organizzare un calendario di attività ricreative per i giovani e i bambini in collaborazione con le attività commerciali per animare le piazze nei week-end primaverili e autunnali e in corrispondenza con le principali festività dell’anno.
  6. Contenimento della grande distribuzione.
  7. Riorganizzazione del mercatino del pesce.
  8. Incrementare e migliorare i parcheggi.
  9. Revisione del Piano Recupero del Vecchio Incasato, semplificando e favorendo l’insediamento di nuove attività commerciali.

L’eccellenza del florovivaismo: verso la costituzione di un Distretto
Sul territorio comunale sono presenti, a vario titolo, oltre 150 operatori che operano nel campo del vivaismo per la produzione di piante ornamentali e di piante da fiore. Sembrerebbero esserci, quindi, tutti i requisiti per poter qualificare la nostra zona ed in particolare quella del territorio della nostra città come distretto florovivaistico.
Se si vorrà veramente agire in questa direzione, occorrerà incentivare e promuovere politiche da parte pubblica e privata tendenti:

  • alla innovazione e formazione professionale degli operatori;
  • al superamento delle barriere per la collaborazione tra i produttori;
  • all’incremento della capacità competitiva di tutto il sistema delle imprese florovivaistiche, orientando le iniziative in direzione di un rafforzamento dell’organizzazione economica con una più forte aggregazione del prodotto e dei produttori stessi;
  • al rafforzamento delle posizioni sui mercati nazionali e internazionali, rispetto ai quali occorre anche intensificare l’attività di promozione e ricerca;
  • alla razionalizzazione dello smaltimento dei rifiuti e degli scarti verdi che devono trovare un’opportuna soluzione anche attraverso le agroenergie;
  • alla razionalizzazione dell’uso di risorse idriche con forme di sostegno adeguate e di coordinamento fra enti pubblici e produttori.

Queste priorità potranno essere conseguite:

  • realizzando un Centro espositivo/giardino botanico;
  • organizzando la Biennale dei Giardini, in collaborazione con 9 università italiane;
  • promuovendo iniziative tendenti alla costituzione di un Consorzio tra i produttori, che si occupi di ricerca, sperimentazione, marketing e commercializzazione verso nuovi mercati.

Industria, Artigianato, Servizi e Lavoro: lo sviluppo sostenibile.
Gli ultimi anni sono stati particolarmente difficili per il sistema produttivo italiano. Le esasperate politiche di austerity e l’ingresso del nostro Paese nell’unione monetaria – che, pur avendo garantito stabilità monetaria, ha reso impraticabili le politiche di svalutazione competitiva – hanno prodotto insieme alla forte speculazione della rendita finanziaria, una scarsa attrattività degli investimenti internazionali, il blocco degli investimenti nella ricerca e nell’innovazione tecnologica e la caduta della capitalizzazione delle imprese.
All’Ente Comune non vengono assegnate deleghe specifiche sul piano della politica industriale, ma ci auguriamo che il governo nazionale e quello regionale possano adeguatamente intervenire per ristabilire condizioni di sviluppo sostenibile.
Ciò vuol dire, anzitutto, riorientare il sistema produttivo e delle imprese verso obiettivi che perseguano la qualità dei prodotti e dei servizi, la mobilità sostenibile, forme di risparmio ed efficienza energetica anche con l’uso di energie rinnovabili di 2^ e 3^ generazione, di tecnologie legate alla salute, alla cultura, all’arte, ai beni di valore storico e della nostra tradizione.
Bisognerà, inoltre, dare più forza e prospettiva alle nostre piccole e medie imprese, aiutandole a collegarsi fra loro, a capitalizzarsi, ad accedere alla ricerca e all’internazionalizzazione. Occorrerà anche avere la necessaria sensibilità per le politiche di semplificazione burocratica a favore delle piccole e medie imprese. A tal proposito, il Comune di Grottammare è stato tra i primi comuni in Regione ad adottare il SUAP – Sportello Unico Attività Produttive – con evidenti risultati positivi apprezzati anche dagli stessi operatori.
Anche sul nostro territorio comunale gli effetti della grave crisi economica si sono fatti sentire in modo dirompente attraverso la chiusura di numerose aziende e, in particolare, di quelle del settore agroalimentare, dei servizi al settore dell’abbigliamento e della meccanica di precisione con il conseguente licenziamento di qualche centinaio di lavoratori per i quali gli ammortizzatori sociali ordinari sono in fase di conclusione.
Restano sul campo anche diverse strutture industriali per le quali, in tempi brevi, occorrerà adottare provvedimenti tendenti a favorire la riattivazione e il riuso per finalità produttive e/o di servizi.
L’Amministrazione Comunale dovrà farsi carico di tale problematica con estrema determinazione. Al tempo stesso, però, il Comune dovrà avviare una mappatura delle aree produttive disponibili e, sulla base del risultato, eventualmente adottare provvedimenti per favorire l’insediamento di piccole e medie imprese che ne facciano richiesta, nella speranza di rimediare, parzialmente, alla forte perdita di lavoro accusata in questi anni.
Ed è proprio sul lavoro che occorrerà porre la maggiore attenzione anche da parte del Comune, favorendo politiche sociali, urbanistiche e di mobilità sostenibile che possano incrementare e favorire l’occupazione delle giovani generazioni e l’occupazione femminile.
Un’attenzione che, traendo spunto dalla lotta alla rendita finanziaria, possa riconferire la necessaria dignità al lavoratore, intendendo per esso non soltanto l’impiegato e l’operaio, ma anche quelle persone che, con altrettanta sofferenza, pensano, lavorano e fanno impresa.
La battaglia per la dignità e l’autonomia del lavoro, infatti, riguarda oggi la lavoratrice precaria come l’operaio sindacalizzato, il piccolo imprenditore o artigiano non meno dell’impiegato pubblico, il giovane professionista sottopagato al pari dell’insegnante o della ricercatrice universitaria.
Riguardo all’occupazione femminile occorrerà, entro la scadenza del prossimo mandato, creare le condizioni per la realizzazione di un asilo nido di proprietà comunale che migliori ulteriormente l’offerta oggi presente anche con il sostegno contributivo alle famiglie. Potremo dire, allora, di averle sostenute ancora meglio.